It’s a small world – parte 3: imparando l’arte del campeggio.

Così armati di pazienza e quel che rimaneva dell’adrenalina del viaggio siamo arrivati a Mont-Saint-Michel.

Siamo arrivati nel tardo pomeriggio quando il santuario si vedeva ancora in lontananza appena illuminato dagli ultimi raggi di sole che rendevano il cielo rosa acceso, e per contrasto l’erba dei prati che si srotolavano all’infinito ai lati della strada sembrava ancora più verde. Abbiamo trovato il campeggio, buttato lì in mezzo al nulla, quasi per caso; stupiti da quanto fosse economico rispetto al più economico degli alberghi che avessimo mai trovato nella nostra vita, ci siamo accinti a montare la tenda. Avete idea di quanto sia divertente montare una tenda? Molto. E’ molto divertente.

Adoro dormire in tenda. Il campeggio mi ha conquistata subito, dal blu elettrico della nostra tenda con verandina alla camminata nella foschia dell’alba per andare in bagno, rientrando nella tenda bagnata fino alle caviglie per la rugiada. Ci siamo svegliati molto affamati (la sera prima, per montare la tenda abbiamo perso talmente tanto tempo che nel Far West della Normandia estrema non siamo riusciti a trovare un ristorante aperto a pagarlo oro) e abbiamo fatto colazione in un’area pic nic in mezzo ai campi e le case di pietra, con due pains au chocolat comprati nell’unico negozio del paese che faceva da bar-panetteria-tabaccheria-edicola. Ci siamo domandati: e se a questa gente venisse voglia, che ne so, di una birra alle otto di sera?

Il deserto, intorno.

Per arrivare a Mont-Saint-Michel abbiamo camminato per tre chilometri: la marea era alta e i parcheggi erano sommersi. Quando siamo entrati nel borgo, nelle stradine minuscole e molto ripide, e poi le scale, e la coda per entrare nell’abbazia, ecco in quel momento ho rimpianto fortemente la solitudine del campeggio e degli idilliaci dintorni. Il borgo era brulicante di turisti, per la maggior parte italiani. Noi non ce ne eravamo accorti, ma era da Disneyland che non ne vedevamo nemmeno uno, né dal vivo né implicitamente, ad esempio nella targa di una macchina. Bizzarro come gli italiani siano accurati nel selezionare le mete delle loro vacanze. Ci siamo fermati a mangiare cozze piccolissime pescate nelle maree inaffidabili dell’oceano lì intorno, e siamo partiti lasciandoci alle spalle la marea che si ritirava. Prossima destinazione: Carnac, sito monolitico preistorico nel cuore della Bretagna. Sapendo di dover rimontare la tenda, per evitare la caccia alla cena della sera prima abbiamo razziato il supermercato locale pregustandoci una cenetta/picnic in campeggio. Dio benedica i formaggi francesi, che abbiamo mangiato rintanati nella verandina della tenda sotto l’accogliente pioggia bretone. Siamo ripartiti in fretta il giorno dopo, attraversando uno dei più grandi allineamenti di monoliti al mondo (quasi mille e duecento), alla volta della prossima tappa. I Pirenei, stavolta.


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